Tra professionisti e genitori possono sorgere dei conflitti, non solo in caso di disaccordo sulla sospensione o sul rifiuto di trattamenti vitali ma anche in situazioni più generali.
Il conflitto è dannoso, stressante ed emotivamente impegnativo per tutti i soggetti coinvolti ma, utilizzando alcuni accorgimenti, si può evitare che semplici incomprensioni o disaccordi iniziali diventino veri e propri conflitti.
Tuttavia, se dovesse comunque generarsi un conflitto, le famiglie dovrebbero continuare a essere sostenute e l’interesse del bambino guidare ogni scelta e decisione.
In questo articolo, pubblicato su Archives of Disease in Childhood, gli autori provano a individuare delle linee guida per prevenire i conflitti e, nel caso in cui siano già sorti, fornisce consigli su come identificarli e gestirli.
I punti chiave:
• Evitare di creare aspettative inappropriate
• Attivare i servizi di cure palliative in anticipo, non solo in fase terminale di malattia ma già dal momento in cui vengono condivise le opzioni di trattamento
• Riconoscere il forte stress a cui saranno sottoposti i genitori offrendo un supporto psicosociale, specialmente ai familiari di bambini con bisogni o condizioni complesse che cambiano nettamente o limitano la vita
• Supportare i professionisti che assistono il bambino e che potrebbero essere coinvolti nel conflitto
• Identificare una figura di riferimento per la famiglia, in modo da garantire continuità e coerenza delle informazioni e una puntuale comprensione dei bisogni
• Sviluppare abilità nel riconoscere e gestire lo sviluppo del conflitto
• Valutare l’utilità di richiedere consulenze di esperti o servizi esterni, compresi servizi etici e legali
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